Pizzo Chiacchierino. Lo si definisce un pizzo dell’epoca vittoriana, ma in realtà, come tante cose della nostra vita, ha le sue prime avvisaglie in Egitto, dove prendeva nome di “makou” che era riferito alla spoletta, e così sembra chiamarsi anche ora a Oriente. Lavori simili sono stati trovati appunto nelle tombe. Ma nel tempo deve essere sparito e ricomparso, fino a diventare un esempio tipico della cultura estetica dell’Europa, dove si afferma tra il Sette e l’Ottocento. Ed infatti il pezzo più antico in giro risale proprio alla metà del diciottesimo secolo, come bordura di un paio di sedie imbottite, opera di una signora, tale Mary Granville.
L’insolito nome ha origine difficile da rintracciare. Chi lo propone come derivato del francese “frivolité”, altri dell’inglese “tatting” che starebbe a significare il parlare continuo e sommesso, forse delle donne, comprese le dame di corte o comunque della società nobile, che assieme facevano trascorrere il tempo e le spolette al ritmo delle chiacchiere. Ma non solo in Francia era passione della nobiltà. Anche la regina Maria Teresa d’Austria ebbe in regalo alcune di queste spolette (un tempo di oro con pietre preziose, avorio, osso o legno) da chiacchierino che era molto apprezzato anche dalla regina Elisabetta di Romania che vedeva per questa arte un futuro duraturo.
La particolarità del chiacchierino, al di là del modo come è sviluppato, sta nella sua leggerezza, nella sua apparente fragilità, mentre si tratta di un pizzo robusto e rigido, diversamente dagli altri tipi, che non hanno questa natura. Il filo ha da essere ovviamente ritorto, un cordonetto, che più sarà sottile e più grazia conferirà all'opera. Un'arte elegante, ma con una sua semplicità strutturale che tuttavia permette ogni sorta di disegno aggraziato adatto a conferire eleganza a ogni tessuto o capo.

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